Ho fatto tutto bene. Ma ho preso peso!
Un piccolo infortunio mi sta bloccando gli allenamenti quotidiani. La vita continua e il rischio di prendere qualche kg aumenta. Ecco cosa è successo.
Qualche settimana fa, comincia un lieve dolore scapolare. Nulla di che. Spesso nei cambi stagione accuso qualche dolorino qua e là. E’ l’età.
Con allenamento e qualche esercizio particolare cerco di contrastare l’insorgere di queste male sensazioni.
Non prendo facilmente medicine. Raramente. Devo stare male davvero. Altrimenti resisto. Contrasto con qualche rimedio naturale. Spesso funziona.
Ma questa volta il dolore via via aumenta e mi preoccupa. Per fortuna che la spalla è quella destra e che i dolori (simili a quelli dell’infarto) erano tutti sulla destra, perchè altrimenti mi sarei fatto ricoverare. Sì sono stato davvero male.
Corpo fermo = metabolismo rallentato? Sì, ma non solo!
Cosa succede davvero quando ti fermi per un infortunio:
Ritenzione idrica: l’infiammazione muscolare stimola la produzione di cortisolo, che può portare a trattenere più liquidi.
Calorico vs metabolico: anche se le calorie in entrata sono sotto controllo, il dispendio energetico totale scende
Rigenerazione = stress: il corpo è concentrato a guarire. A volte immagazzina più riserve.
E la bilancia segna qualche kg in più: 3!
Hai mai notato quanto è facile prendere 3 kg in un weekend?
E quanto è faticoso perderli in un mese intero?
Ma perché succede?
1. Il peso aumenta velocemente per 3 motivi principali:
Ritenzione idrica: un pasto ricco di carboidrati e sale può farti trattenere fino a 2-3 kg di acqua in poche ore.
Glicogeno: ogni grammo di glicogeno (gli zuccheri che il corpo immagazzina) porta con sé circa 3 grammi d’acqua.
Cibo non ancora digerito: sì, anche quello pesa!
👉 Risultato? 3 kg in più… ma non sono grasso.
La bilancia misura un mix di cose: liquidi, contenuto intestinale, massa magra, infiammazione, grasso vero.
Non tutto quello che sale è “grasso”.
E non tutto quello che scende è merito della dieta.
Quindi: respira.
Tu non sei il tuo peso.
E ogni volta che il numero sale… chiediti perché, non solo quanto!

Ho continuato la vita normale. Senza allenamenti quotidiani. Sono loro il segreto di una vita sana, di #dieta50anni.
L’appuntamento di Show Club (clicca qui) è fondamentale. Affido ai miei PT preferiti il compito di tenermi sulla retta via. Ma questa settimana sono andato dolorante in cerca di una soluzione ad un dolore che non mi dava tregua.
Sedute dedicate e manipolazioni per togliermi questo dolore.
Giovanni venerdì alle 19.00 mi riceve e mi fa fare una serie di esercizi.
Niente magie.
Solo una routine di esercizi semplici:
1. Cinesi con gli occhi
→ Per rilassare il sistema nervoso (provare per credere).
2. Respirazione diaframmatica
→ Inspira dal naso, gonfia la pancia. Espira lentamente. Cinque minuti, ogni giorno.
3. Torsioni del busto
→ Seduto, ruota a destra e sinistra, dolcemente. Scioglie la parte toracica.
4. Allungamenti laterali
→ Braccio sopra la testa, piega il busto lateralmente. Riapre il fianco, libera il respiro.
5. Manipolazione dolce del diaframma
→ Mani appena sotto lo sterno, piccola pressione durante l’espirazione. Da fare con attenzione.
Che dire? Niente magie ma il dolore si è attenuato e ora sto davvero meglio.
Grazie Giovanni!
Il diaframma è più importante (e più bastardo) di quanto sembri
È un muscolo invisibile e silenzioso, ma fondamentale.
Ogni volta che respiriamo, lui lavora.
Ogni volta che ci irrigidiamo, lui si blocca.
Quando succede, può creare un effetto a catena:
tensione nella zona lombare,
fastidi cervicali,
fitte tra le costole,
dolori riferiti alla scapola.
Io ho avuto proprio questo.
E nonostante stessi seguendo la dieta, dormissi bene e non avessi sforzato… ho preso peso.
Perché? Perché un diaframma bloccato è uno stress per tutto il corpo. E lo stress, come sappiamo, non fa dimagrire.
Ristorante della Settimana: La Franceschetta 58
📍Modena
👨🍳 Chef: Francesco Vincenzi
Il nome è già una carezza: Franceschetta. Un vezzeggiativo che richiama con dolcezza la “casa madre” di via Stella — quella Francescana che ha scritto la storia della cucina contemporanea con Massimo Bottura.
Ma qui non c’è solo un’eco: c’è una voce propria, chiara, nitida.
Nel menu si leggono segni d’appartenenza evidenti: l’Emilia Burger, ormai icona della Bottura way, o i commoventi Tortellini del Tortellante con crema di Parmigiano Reggiano — omaggio al gusto e alla responsabilità sociale. Ma poi, pagina dopo pagina, forchettata dopo forchettata, si apre un mondo firmato Francesco Vincenzi.
Al timone da ben otto anni, Francesco: alto, dalle spalle larghe e dallo sguardo gentile. Non urla, non fa proclami, ma costruisce piatti con intrecci nitidi e pensati, pochi ingredienti che si esprimono con forza.
Ma Franceschetta non è solo cucina: è valore, territorio, impegno sociale. Vincenzi collabora con la Casa Circondariale di Modena, da cui provengono ortaggi e verdure coltivati da detenuti in reinserimento. Non è solo filiera corta: è filiera umana.
In sala, si respira aria di casa ma con la giusta dose di ritmo. La brigata è giovane, attenta, sorridente. Un locale che fa da ponte tra l’altissima cucina e l’accessibilità, senza perdere un grammo di qualità. Una carta dei vini brillante, con un rapporto qualità/prezzo incredibili.









Si parte dal fuoco. Il Polpo alla brace si fa terra, si fa fumo, si fa intensità. Poi la Chitarra con piselli, rafano e agrumi: un piatto che gioca sull’equilibrio anche nelle temperature. La dolcezza vegetale dei piselli, la spinta del rafano, la freschezza degli agrumi. La pasta ruvida, perfetta per trattenere tutto. Solare e preciso. I Ravioli di agnello, kefir e pepe verde arrivano in punta di piedi. L’agnello, spesso trattato con forza, qui è raffinato, elegante. Il kefir rinfresca, il pepe verde punge, ma senza mai disturbare. È armonia in tre battute. Poi c’è la Rapa come un manzo. Un vegetale che ha studiato da carne. E ha superato l’esame. La rapa alla brace ha consistenza, profondità, umami. Non è un contorno. È un protagonista con cravatta e visione.
I Ciccioli con prezzemolo e dragoncello sono uno stacco, una nota di croccantezza, una piccola follia ben pensata. La Mora Romagnola con nespole e bottarga è l’incrocio di tre mondi. La Mora è l’animale. La nespola è il frutto dimenticato. La bottarga è il tocco salino attiva la memoria di una riviera che ci aspetta.
A pulire, sorprendere, riequilibrare: Sorbetto di ravanelli. Acidità, pulizia, sorpresa. Il ravanello diventa sorbetto e ti prende in contropiede. Una pausa intelligente prima del dolce.
Si chiude con dolcezza: Latte in piedi al miele di Sant’Anna. Un dessert rassicurante, ma mai banale. Il latte in piedi è una coccola. Il miele (di prossimità, di nome e di fatto) lo porta in un bosco tranquillo. Una chiusura gentile.
Possibilità di aggiunta consigliatissima:
Tortellini del “Tortellante” in crema di Parmigiano Reggiano – 8,00 € a persona
Impossibile non menzionarli. Una porzione di senso, gusto, tradizione e inclusione. Chiudono gli occhi solo quelli che non vogliono vedere quanto può essere buono anche un progetto sociale. La tentazione è di fare il bis…e il tris….
Un menù che parla la lingua di chi cucina con testa e cuore.
Nessun orpello. Tanto carattere.
Francesco Vincenzi firma ogni piatto come si firma una lettera personale: con attenzione e affetto.
Ora mi bevo un Kefir d’Acqua (clicca qui) nella versione lattina! Da provare.
Non è un succo. Non è una bibita qualsiasi.
Ecco perché mi piace (e lo consiglio):
– Ti sveglia senza agitarti (niente caffeina, solo energia pulita)
– Aiuta la digestione e ti rimette in sesto dopo un pasto pesante
– È dissetante, asciutto, non appiccica: pulisce il palato
– È fatto bene: artigianale, naturale, italiano
– E fa pure la sua figura: da bere da solo o in un aperitivo analcolico
INGREDIENTI:
Kefir d’acqua (acqua filtrata, coltura di kefir/tibicos, zucchero di barbabietola grezzo BIO trasformato durante la fermentazione, limone BIO), estratto di zenzero BIO
Insomma: la lattina giusta quando vuoi qualcosa di diverso, ma non vuoi sgarrare.
POST della SETTIMANA
E’ iniziato il momento delle cozze!
Vi aspetto a Pellestrina, per assaggiarle insieme. Mitilla quest’anno è davvero speciale.
Rispondi così riesco a farmi una idea come e dove organizzare.
Mandami la tua mail per farti avere l’invito!